Sta a vedere che non è tutto finito, che qualcuno ancora è mosso dalla passione, dall’entusiasmo, dalla voglia di conosocere, confrontarsi, migliorare, socializzare, divertirsi.
Sarebbe il colmo, lo so. Proprio adesso che avevamo almeno una certezza. Ora che era tutto chiaro, che tanto è sicuro: nessuno fa niente per niente e… si, va beh, ma io che ci guadagno? Proprio quando anche la crisi ci si era messa di mezzo a rendere tutto più arido, artificioso, e quando i burocrati di Bruxelles col panino al lampredotto, o con la porchetta (appunto), con la piada o gli arancini vogliono farti bere la Coca Cola…
Proprio adesso un manipolo di porchettai, in barba alle porcate elencate e alle porcherie che avvelenano il pianeta, decidono di mettesri in viaggio, in maniera quasi spontanea, chi per pochi e chi per svariati chilomteri, per incontrarsi e ragionare, approfondire, assaggiare e far gustare la storia e l’essenza del proprio lavoro. Senza la prospettiva della vendita e del guadagno, solo così, per il gusto di farlo. Roba da matti.
Porchettiamo (di cui avevo parlato qui) è stato tutto questo, molto altro ancora e soprattutto una ventata di aria fresca. Un evento bello e divertente. Un evento unico, credo, capace di andare ben oltre i suoi stessi obiettivi. Si, proprio adesso, e a questo punto speriamo anche domani…
Ecco il fotoracconto della manifestazione
Un momento della tavola rotonda “Porchetta o porchette?”. Da sinistra a destra: il sindaco di Gualdo Cattaneo Andrea Pensi, il sottoscritto, Ivo Picchiarelli e Alex Revelli
La porchetta marchigiana dei fratelli Tombari della Gastronomia La Rovere (PU). Finocchio selvatico (pianta, fiori e semi) e grande equilibrio di sapori
L’Umbria è stata rappresentata dalle porchette di Grutti, Gualdo Cattaneo e Marcellano con Mauro Benedetti, i fratelli Natalizi, Mario Biondini e Enzo Carletti. Le caratteristiche? Aglio tritato finemente e tanto finocchio selvatico
Dalla Toscana, che a differenza dell’Umbria ha l’aglio in camicia e non tritato, non poteva mancare la porchetta di Aldo Iacomoni, storico macellaio di Monte San Savino (AR) che ha riscosso grande successo
Per l’Abruzzo c’era la porchetta (servita calda) di Nicola Genobile (Torrevecchia Teatina di Chieti): rosmarino e chiodi di garofano tra gli ingredienti distintivi
La porchetta di Ariccia (Lazio) di Danilo Azzocchi ha nel pepe nero il suo elemento cardine