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Aceto Balsamico. Tradizionale o muerte!

Sarà che sono un appassionato di aceto di vino, quello vero fatto ancora con la madre. Sarà che negli ultimi anni c’è stata una vera e propria dittatura del balsamico nei ristoranti. Quello scadente e da quattro soldi beninteso, col caramello eccetera eccetera.

Sarà per tutto questo messo insieme che la notizia del riconoscimento dell’Igp (Indicazione Geografica Protetta) per l’Aceto Balsamico di Modena non mi ha fatto impazzire di gioia.
Certo, il vero balsamico, quello con la parolina magica Tradizionale accanto, ha numeri risicati e un mercato relativo, mentre il surrogato industriale è un fiore all’occhiello dell’export nazionale. Ma mi spiega qualcuno come una perla assoluta, figlia di una tradizione secolare, che affonda le proprie radici nella storia, tramandandosi di generazione in generazione, può essere accostata ad un qualunque liquido nerastro acidulo-zuccheroso?

Ovvio. Che esistano imitazioni di un prodotto di grido è normale, che queste abbiano successo e largo consumo pure. Quello che contesto è lo solita, becera, vessatoria e truffaldina maniera di far passare le lucciole per lanterne. Insomma, ditemi voi se è tollerabile che due prodotti addirittura imparagonabili, che poco o niente anno in comune, si chiamino uno Aceto Balsamico (ora Igp, appunto) e l’altro Aceto Balsamico Tradizionale (già Dop, ovvero Denominazione di Origine Protetta).

Chi sostiene che il rischio di equivoco non esiste, e che il nome del brutto anatroccolo che mai diventerà cigno non è studiato ad arte mente, sapendo di mentire. E se è così, che il suo naso non possa più sentire il caleidoscopio di profumi di un’acetaia tradizionale, e che le sua papille non assaporino, d’ora in avanti, il voluttuoso spessore e il gudurioso connubio di contrasti dell’oro nero, quello vero, di Modena e Reggio.


Per dar l’idea della differenza, ecco una divertente battuta di Luca Gozzoli, Gran Maestro della Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena
Confrontare i due prodotti è come pensare che il Pignoletto possa far concorrenza allo Champagne. Noi siamo lo Champagne millesimato. Il Balsamico di Modena Igp è mosto invecchiato un poco, mentre il nostro ha un invecchiamento minimo di 25 anni . Siamo parenti lontani. Noi siamo fedeli alla tradizione di un prodotto che è stato tramandato e che ha caratteristiche riconosciute straordinarie in tutto il mondo”

Ma Zaia esulta sempre…
Il riconoscimento dell’IGP per l’Aceto Balsamico di Modena ci riempie di orgoglio. Siamo riusciti in pochi mesi, dopo anni di tentativi falliti, ad arricchire il nostro Atlante di prodotti di qualità e origine riconosciuta con questo principe della tavola, un concentrato di tradizione e storia amato all’estero come in Italia.  Si riconosce così non soltanto la qualità inimitabile dell’Aceto Balsamico di Modena, che rappresenta la cultura e la storia di un territorio estremamente ricco di conoscenza e tradizioni, ma anche il lavoro appassionato delle 62 imprese produttrici che tanto fortemente hanno creduto nella valorizzazione e nella tutela di questo prodotto. Ai Consorzi va il merito di aver creduto tenacemente in questa battaglia

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