Selosse. Uno, nessuno, centomila Champagne

Anselme Selosse è un pò come lo vedete in questa foto. Difficile da focalizzare, a tratti enigmatico, con un fare apparentemente mistico e qualche divagazione esoterica, al limite della stregoneria. Vabbè, forse ho un pò esagerato…

A parte questo è anche un eccezionale produttore di Champagne, famossissimo in tutto il mondo, Italia compresa. Notorità che gli ha valso anche una collaborazione con l’ammiraglia Feudi di San Gregorio, a Sorbo Serpico, in Irpinia, per la produzione di una linea di spumanti metodo classico da uve tradizionalin della zona e dal nome onomatopeico: Dubl.
Sono stato un sacco di volte ad Avize, il paese di Selosse, famoso per i Grand Cru di chardonnay, che regalano alcuni dei Blanc de Blanc più apprezzati di tutta la regione. All’inizio ho provato semplicemente a suonare il capanello di casa sua ma niente. Allora ho capito che serviva un appuntamento, peraltro affatto facile da ottenere, e finalmente sono riuscito a visitare l’azienda, assaggiare gli Champagne e anche le basi dei vini dalle barrique. Oltre che a cazzeggiare tutto il giorno, argomentando considerazioni assurde in preda ai fumi dell’alcol, col nostro Anselmo che sembrava annuire…
Selosse, per chi non lo sapesse, è un pò l’emblema, nello Champagne, di una mezza rivoluzione che ha dato il via a delle biollicine totalmente originali, poco in linea con la rigorosa tradizione del posto. In due parole: predilizione per vini di terroir piuttostio che per la tecnica delle cuvée, allevamento “naturale” dei vigneti, niente lieviti selezionati durante la fermentazione, utilizzo del solo fruttosio d’uva per il dosage, al momento del dégorgement; e, infine, vini decisamnte ossidativi, difficili da inquadrare ma dannatamente intriganti.
Personalmente, sugli Champagne del buon Anselmo, ho cambiato idea almeno un centinaio di volte, passando allegramente dall’adesione fideistica al rigetto totale, dal timido entusiasmo all’ira funesta per certe bottiglie impresentabili.

Insomma, non sarò certo io a chiarirvi le idee su queste bolle, però qualche riflessione credo di poterla fare. Non fosse altro per le rate del mutuo che sto ancora pagando dopo gli acquisti fatti durante quella visita in cantina.

Eccole:

– Si fa fatica a trovare una bottiglia uguale all’altra, parlando ovviamente della stessa etichetta, della stessa annata, eccetera eccetera… Direte voi: bene, è il bello dell’artigianato. Rispondo io: col caviolo che accetto di bere una boccia buona su cinque quando le pago cento euro (e soprattutto le pago tutte)

– Quando esce la bottiglia buona lo Champagne Rosè di Selosse è con millecinquecento punti di distacco dal secondo il migliore sulla faccia della Terra, e anche su quella di qualche altro pianeta credo

– Il Substance che ho bevuto ieri sera (100% chardonnay fermentato in barrique), molto diverso dal penultinmo assaggiato (mi pare lo scorso dicembre) che era impresentabile, era parecchio, ma parecchio bono. Non lo Champagne come uno se l’immagina, sia chiaro, ma un vino assolutamente originale e divertente: note di zabaione, frutta secca, panettone e cacao, palato con bollicine finissime, acidità perfetta, corpo voluttoso e profondo, di grande coerenza aromatica seppur fuori dagli schemi. Più uno Champagne da metitazione che da aperitivo, ovvio, ma comunque stupendo.  93/100

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