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E' arrivato il vino Vegano!

Per noi ragazzini degli anni Ottanta, Vega era il malvagio tiranno che inviava vagonate di truppe alla conquista della terra (roba da far impallidire la famiglia Bush), di quelle che ogni volta davano filo da torcere ad Actarus e al suo mitico Ufo Robot, alias Goldrake.

Chi l’avrebbe mai detto che col tempo il temibile Re del male avrebbe assunto le sembianze di una filosofia alimentare tra le più rigide e proibitive? Eppure è così, e non so dire quale dei due Vega mi faccia più paura…
Massimo rispetto per tutti i credo, le convinzioni etiche e i tabu alimentari, ovvio. Ma nessuno mi toglie dalla testa che considerare la mungitura manuale delle mucche un’inaccettabile crudeltà sia un tantino esagerato.

Comunque, la questione è un’altra perché dopo i vari vini naturali e quelli soprannaturali* siamo finalmente giunti al supramento di una nuova frontiera: il vino vegano è arrivato.

L’azienda che passerà alla storia si chiama Falerii* e quello che io ed alcuni amici abbiamo avuto la fortuna di assaggiare è l’IGT Lazio Bianco Trebbiano biodinamico e vegan, da agricoltura biologica. Tanto per non farsi mancare niente.
Vino a parte, le prime riflessioni che mi sono venute in mente riguardano le tecniche di coltivazione della vigna vegana. Intanto la potatura, visto che tagliare in maniera violenta i tralci con le forbici è gesto cruento e dunque da censurare, e poi la vendemmia, che ovviamente deve rispettare il naturale corso dell’uva, concluso solo quando ogni acino si spiattella ormai marcio al suolo.
Passando oltre, grande è la diatriba riguardo l’aratura dei campi, con posizioni anche diametralmente opposte tra i diversi schieramenti del movimento. Da una parte i biodinamici tornano sempre più prepotentemente ad usare il cavallo, abbandonando i trattori, dall’altra i vegani tornano al trattore, ritenendo deprecabile lo sfruttamento del cavallo a fini lavorativi.
Un convegno al prossimo Vinitaly, dove i vini vegani avranno lo spazio che meritano (si dice in uno sgabuzzino da dividere con le signore delle pulizie), dovrebbe dirimere la questione in maniera definitiva (anche se la faccenda è più complicata di quel che sembra: i seguaci del Prof. Helmut Friedrich Kaplan, fermamente contrari alla commistione con una fiera così commerciale, hanno già annunciato di voler fare la loro manifestazione in un campo a Cerea).
Silenzio, invece, sul fatto che altri gruppi vegani radicali rifiutano notoriamente il vino, messo al bando alla stregua di tutte le altre sostanza alcoliche…
Foto: Giampaolo Gravina

% Commenti (2)

Buona idea il vino Vegano senz’altro sarà molto apprezzata da tutti coloro che seguono questo regime alimentare, ma se si vuol proprio interpretare fino in fondo il pensiero vegano allora ci si può indirizzare verso un buon vino analcolico come il Cavé ma anche verso un ottimo spumante di Lida Diva (www.lidadiva.com).

e comunque, secondo la regola vegana, bisogna inibire la malolattica; diversamente si maltratterebbero i batteri lattici costringendoli a un lavoro molto usurante (tanto che molti muoiono alla fine).

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