Per non dimenticare le bottiglie stappate e farci compagnia a distanza. Aspettando, rinchiusi tra casa e cantina, che passi la bufera; esorcizzando virus vecchi e nuovi, e sognando l'inizio di un mondo migliore.
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Lo sapete, questa inutile rubrica è dedicata al vino, fin dal nome, ma oggi è San Patrizio e ci tenevamo a omaggiare la birra. Per non fare torto a nessuno abbiamo scelto l’incontro tra i due mondi, in una delle espressioni più riuscite che ci siano toccate in questo assurdo inizio di 2020.
Stiamo parlando della Drogone Lambic, sour beer realizzata con vinacce di aglianico di Cantina Giardino, macerate per dieci settimane con una base lambic di due e tre anni della celeberrima Brasserie Cantillon. La presentazione di questa bomba è avvenuta nel corso di una memorabile serata all’Ottavonano di Atripalda (AV), in mezzo a mostri sacri come Jean Van Roy, Antonio Di Gruttola e Manuele Colonna.
Ma com'è questa rarità? La cosa che colpisce di più è che viene fuori un qualcosa di ‘altro’, che si distacca sia dal lambic che dal vino: in primo piano pepe nero, frutti rossi estivi e ben maturi, radici; il tutto con un tocco volatile delicato e apporti wild presenti ma molto ben definiti ed eleganti. La bocca è cremosa, elettrica e carica di energia, tridimensionale, profonda e lunghissima nello sviluppo. Un'esperienza a sé.