
Ero sicuro di non averlo mai incontrato prima ma mentre parlavamo qualcosa mi diceva il contrario. Quello sguardo pulito, le parole inquiete calate a strappi ma in maniera lenta, quasi a facilitarne il senso e l’apparente possibilità di raccoglierle, il mozzicone di toscano spento tra le dita e la bocca, non erano una novità.
Sarà che ormai la memoria è andata del tutto o che la prima volta ero troppo giovane, incapace di conservare qualcosa di esagerato per le mie capacità di allora. Per fortuna conosco i miei limiti ed è per questo che scrivo. Con la penna cerco di dire qualcosa agli altri, certo, ma soprattutto provo a conservare meglio le esperienze della vita. Appunti come cantina delle emozioni, voglio pensarla così.
Tra queste l’incontro, una vita fa, con Fabrizio Niccolaini a Massa Vecchia. Riemerso con prepotenza poco prima di Natale, quando ci siamo visti, e raccontato nei dettagli da un vecchio taccuino scovato in un cassetto.
Forse ero troppo giovane anche la seconda volta a Massa Vecchia, però la ricordo senza’altro meglio. Fabrizio era già eremita e Francesca aveva preso il comando. Nelle botti e nei bicchieri mi sembrò tutto come prima, in un flusso naturale capace di andare oltre gli uomini che lo governano. A dieci anni di distanza confermo quelle sensazioni. Basta stappare qualcosa del passato o mettere il naso in qualche botte dei 2018. Ultima vendemmia di Francesca, ormai è certo, e vini al solito straordinari, coerenti con loro stessi.
E oggi? Non ho preso appunti, dunque avrò già perso qualche pezzo. Non l’essenza dei discorsi e qualcosa che riallaccia i fili della storia. Dove eravamo rimasti? La domanda è imperfetta perché qui tutto scorre immutato, in apparenza, ma tutto è nella realtà mutevole, irrequieto, incapace di accontentarsi, sedersi, vivere di rendita. Se così si può dire.
La prima annata che porterà di nuovo la firma di Fabrizio Niccolaini è la 2019. Come sarà? Al di là dell’ovvia impronta del millesimo, niente di diverso dal solito. Il che non vuol dire che non ci sia e non ci sarà evoluzione nell’idea e nel modo di fare vino a Massa Vecchia. Fabrizio ha bofonchiato qualcosa che sa di futuro e indicato una via, al momento in divenire e non del tutto confessabile. Una via che riguarderà la sua cantina e il “vino naturale” nel suo complesso. Gli ultimi dieci anni non sono stati infruttuosi: al di là di vacche e maiali, nel suo eremo a 700 metri Niccolaini ha fatto vino (forse tra un po’ uscirà il suo Pinot Nero) ed è naturale che le idee abbiano camminato.
Vedremo. Io mi segno che devo andarlo a trovare di nuovo, tra un po’, e che ad oggi ci sono stato già tre volte. Non sia mai che me ne dimentichi…
Ringrazio Giampiero Pulcini per aver riallacciato i miei fili con Fabrizio Niccolaini e consiglio di leggere quello che ha scritto su di lui, nel libro “Il vino sincerissimo”. Non credo ci sia in giro niente di più bello e profondo in materia.