
La mineralità non esiste. Viva la mineralità. Secondo alcune ricerche, “la credenza che attribuiva certi sentori del vino ai minerali presenti nel terreno della vigna è del tutto sbagliata. La composizione chimica del suolo non c’entra niente”.
La notizia non è nuova e molti di voi l’avranno letta. Pare che la mineralità dipenda dalla presenza di vari composti chimici volatili e che sia da escludere la derivazione di questi dal terreno. Piuttosto quelle sensazioni sembrano determinate dal metabolismo della vite, dai lieviti e da altri batteri, oltre che dalle tecniche di vinificazione e di invecchiamento.
In molti casi quegli strani profumi sono semplicemente delle riduzioni, più o meno intense e durature.
Svelato l’arcano dunque. Ora è tutto chiaro e possiamo dormire sonni tranquilli. Evviva.
Da poco ho riassaggiato una straordinaria versione di Greco di Tufo Miniere di Cantina dell’Angelo. La 2016. Che è buonissimo arrivo per ultimo a dirlo, già Paolo su questi schermi aveva anticipato tutti, dopo gli assaggi di Campania Stories 2018: “Forse stavolta non c’è l’etichetta che si stacca e arriva al traguardo a braccia alzate. So però quale mi porterei via se fossi costretto a sceglierne una e una sola: Greco di Tufo Miniere 2016 di Cantine dell’Angelo”.
Bianco impressionante per livello ma soprattutto per originalità, a mio parere; sbalordisce per i profumi e il tratto aromatico, complesso quanto volete, capace di evocare decine di riconoscimenti ma inequivocabilmente dominato da una voce. Quella dello zolfo. O meglio di diffuse e persistenti note sulfuree.
Una coincidenza davvero incredibile, considerando che le vigne si trovano sui colli che sovrastano le antiche miniere di zolfo di Tufo.
La mineralità non esiste? Viva la mineralità.
A margine di questo breve scritto, mi piace riportare il pensiero di Angelo Muto, patron della cantina, dopo i Tre Bicchieri assegnati dal Gambero Rosso a questo vino.
“Sento di dover dedicare questo riconoscimento a tutti i minatori di Tufo, che per decenni hanno lavorato sotto lo stesso suolo che oggi ci permette di produrre i nostri vini.
In particolar modo ai miei nonni:
Perseo Muto (minatore), Angelo Nuzzolo (minatore) e a mio suocero Florindo Troisi (ultimo sorvegliante)”.