
Dicevamo (link): 2016 vendemmia senza dubbio positiva ma eterogenea per i principali bianchi campani.
Istruzioni d’uso valide in particolar modo per le falanghine sannite, che sembrano aver sofferto l’annata tendenzialmente fresca ed irregolare in misura maggiore rispetto ad altri territori (Campi Flegrei e aree costiere, ad esempio). Ma è più che altro il confronto col millesimo precedente a “penalizzarle”: dopo una 2015 a cinque stelle (alluvioni a parte), densa di opzioni complete e godibili anche in prospettiva, ecco una 2016 più “normale” per livello medio e punte.

Tra le migliori interpretazioni c’è come di consueto la Fois di Fulvio Cautiero, che con la moglie Imma si prende cura di circa 5 ettari in quel di Frasso Telesino. Una delle zone più solari del Sannio, che plasma una piccola batteria regolarmente identificabile per spontaneità espressiva, spalla glicerica e fittezza sapida.
Non solo Falanghina, ma anche Fiano (Erba Bianca), Greco (Trois), Piedirosso, Aglianico (Fois e Donna Candida). Testati tutti insieme nell’ultima visita, compresa qualche “vecchia” bottiglia: a seguire un po’ di impressioni sugli assaggi (e riassaggi) più convincenti.
Falanghina del Sannio Fois 2016
Al naso frutta gialla, tocchi cerealicoli e apporti balsamici, sorso più longilineo e verticale del solito. Manca forse un plus di complessità e linfa minerale rispetto alle versioni super, ma resta un valore sicuro della denominazione, come già ampiamente sottolineato (link).
Falanghina del Sannio Fois 2015
Si conferma una grande riuscita: esplosiva pronti-via tra scorze di agrumi, erbe officinali, timbriche rocciose e fluviali. Spalla, sapore e nerbo nell’incedere gustativo, un tocco tannico in chiusura, vitalità e carattere in ogni goccia.
Falanghina del Sannio Fois 2011
Annata calda non è per forza sinonimo di vini dal fiato corto e il riassaggio della ’11 lo spiega bene. Caramella all’arancia, curcuma, senape, scheletro salmastro dominante nel centro bocca. Più mediterraneo che appenninico: buonissimo.
Fiano Erba Bianca 2016
Fragrante, luminoso e al tempo stesso terragno, passo concreto e asciutto. Finale più contratto, ma il ragazzo presumibilmente si farà.
Greco Trois 2013
Mela, susina, platano, tanta frutta e un’idea di gioventù confermata nel sorso teso e salino. Tra le migliori interpretazioni del vitigno incontrate nell’ultimo decennio fra le colline del Sannio.
Piedirosso 2016
Ancora primario ma già goloso nelle suggestioni fruttate e silvestri, gioca più di ritmo agrumato che di polpa e piacerà a parecchi.