L’indifferenza verso il Sassicaia

Sassicaia

Non ricordo quale fosse di preciso, ma ho visto gente accapigliarsi su un vino di Croci. Per alcuni un riferimento assoluto, per altri un liquido strambo impossibile da ingurgitare.

Non mi interessa dirimere la questione e di sicuro non ne sarei in grado. Piuttosto vorrei ritornare sulla divisione che si è creata tra gli appassionati, i critici e i bevitori di vino: tribù nettamente divise, incapaci del seppur minimo dialogo, schierate a difesa delle rispettive verità. Altro che fine delle ideologie.

Una guerra sempre più aspra, in molti casi pilotata da poco nobili interessi commerciali, che sta rendendo difficile parlare di vino senza conoscere i propri interlocutori.

E’ vero, la questione va ben oltre il nostro sgangherato enomondo. Riguarda tantissimo le abitudini alimentari, dove le tribù sono armate fino ai denti e pronte ad annientarsi, o le questioni mediche, come il dibattito sui vaccini ha ampiamente dimostrato.

Più che quel che ci fa veramente bene o ci piace davvero, scegliamo spesso in maniera dogmatica. Quasi a voler mostrare da che parte stiamo e la nostra presunta superiorità, etica e morale.

Guerre di religione, in sintesi. Gabbie interpretative cui modellare la realtà, decisamente pericolose se prese come buone in assoluto, annientando del tutto il sempre auspicabile pensiero critico e una certa laicità di giudizio.

Ci pensavo l’altra sera quando ho stappato e offerto a degli amici un Sassicaia 2013, mito della mia giovinezza vinosa. Per alcuni una festa, per altri un vino di nessun interesse, al di là del suo effettivo valore. E mentre i primi avevano stampato in faccia il sorriso dei bimbi sotto l’albero di Natale, i secondi lasciavano quel liquido inutile nel bicchiere, bramando di stappare un’altra bottiglia del rosato frizzante di Vittorio Graziano. Un peccato, per come la vedo io.

Mi piacciono i profumi naif dello Smilzo e le sgrammaticature di un Massa Vecchia ma non riesco ad essere indifferente davanti ad un grande vino di stampo più convenzionale.

Il Sassicaia 2013 è tra questi: fine, fiorito, dettagliato e complesso nei richiami di ribes nero, attraversato da un sottofondo balsamico invitante e un sorso leggiadro, allungato da tannini sussurrati e saporiti.

Ancora giovanissimo, scommetto che tra qualche anno finirà nel lotto dei più buoni di sempre. Almeno per chi continuerà a berlo senza sentirsi una brutta persona.

 

% Commenti (1)

infatti l’errore sta lì, nel bere con pregiudizio, sia esso positivo o negativo
l’unico sassicaia che ho bevuto, me lo avevano regalato, non mi permetto certi lussi, e sono fortunata che mi capitano delle belle bevute in giro per degustazioni
Quando l’ho aperto, anche io avevo la faccia di mia figlia di fronte ad un negozio di borse di grido. Era buonissimo, fine, profumato, un grande vino, e l’ho bevuto come faccio io….glu glu glu senza meditare, solo pura e sana goduria

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