
(grazie Mauro)
Non è eterna
la condanna
di un nome o un vestito
sbagliato.
Gli spiriti nuragici
non fanno
casting,
la scelta è tua:
gettare
la maschera
che non hai mai indossato.
Olmo bruno
e lacci
per visera,
e stracci
di femmina
sulla pelle di cuoio:
invidi il bianco
e berritta
e currittu
e sonajolos
e cartzas
e ‘usinzu
solo perché ignori
chi tira
la fune.
Davvero pensi
sia libertà
il passo
degli Issohadores?
Sul serio
attendi
da un campanello
il ritmo dell’espiazione?
Bruca la tua erba
di pecora nera,
Mamuthone,
e lascia al fratello
bue
la fatica totemica.
Ribalta prospettive,
alleggerisci
in tempo reale
la morsa
di cinghie e carriga:
sarai ospite d’onore,
con sandali
e mastruca,
al desco del crepuscolo.
E respira.
Accordando i polmoni
su processioni danzate
e simulazioni di ordine.
Cavallo di Troia
per le truppe
del caos,
in paziente attesa
fuori
le mura
di una città divenuta
troppo piccola
nel lungo assedio.
Sincronia tridimensionale
cristallizzata
da unico suono:
lascia decidere
a loro
se è squilla di allarme
o scampato pericolo.