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La Sibilla, Marsiliano 2007: se la Provenza avesse il Vulcano, si chiamerebbe Campi Flegrei

La Sibilla - Marsiliano '07
Allons-enfants de la patrie, le jour de gloire est arrivé.
E’ telefonata, questa, lo so. Ma senza l’indizio demenziale, col cavolo che i miei amici rivoluzionari avrebbero indovinato l’etichetta protagonista dell’ultimo quiz serale, valevole per la Champions Pezzent Cup 2015 (a proposito: di nuovo complimenti, March).
I contadini dei Campi Flegrei la chiamano uva marsigliese, appunto, e tutto fa pensare ad una sua origine transalpina. Dal sud della Francia al golfo di Napoli, seguendo presumibilmente le traiettorie di qualcuna fra le tante dominazioni-invasioni degli ultimi 500 anni.
La famiglia Di Meo, proprietaria de La Sibilla a Bacoli, ne conserva qualche filare, utilizzato principalmente per il Marsiliano. E’ uno strano rosso che colpisce proprio per il carattere originale e “trasversale”, quasi un crossover tra le suggestioni provenzali-rodanesche e quelle più tipicamente flegree.
La Sibilla - Marsiliano '07 (retro)
Paradigmatico in questo senso la versione 2007 appena ristappata dopo un paio d’ore di frigo. Ha qualcosa che ricorda il mourvèdre nelle sensazioni carnoso-ematiche, ma anche la potenza terrosa e speziata di un carignan, senza dimenticare la golosità estiva di certe grenache, tra gelsi, cachi e fichi d’India. E poi quell’inconfondibile sottofondo affumicato (pomodorino del piennolo nettissimo) che invece fa tanto per’e palummo e riporta alla Campania, completandosi nella scia vegetal-balsamica.
Un’anima spiccatamente mediterranea, insomma, confermata nel sorso godurioso e avvolgente ma continuamente in tensione grazie alla sottile vena acidula e soprattutto al ricco sapore, Il tannino è completamente risolto, la beva è facile e piacevole anche in una serata da 30 gradi casalinghi.

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