Parenti e baccalà in cucina


Aggirandosi per supermercati, sempre più spesso ci si imbatte in focacce della nonna, stracchini della zia, prosciutti del nonno e giù giù per tutto l’albero genealogico.

Lo scopo è evidente: rintracciare una genuinità perduta ed un gusto non omologato, scomodando i vecchi prodotti e le antiche care ricette delle cose fatte in casa, dove però in molti casi il valore aggiunto era quella componente affettiva che talora ci faceva ritenere deliziosi cibi immangiabili, perché salatissimi, o bruciacchiati, o dai tempi di cottura approssimativi e disinvolti.
E poi non é nemmen vero che tutte le casalinghe sapessero cucinare, ché per alcune, poche per la verità, il rito quotidiano del cucinare era una fastidiosa necessità.
Ho ancora nella mia memoria gustativa un piatto di baccalà in umido, appena ammollato prima della cottura, preparatomi da una gentile vicina di casa che sapeva della mia sfrenata predilezione per questo cibo!
E se mi capitasse di trovare, al reparto “cibi pronti” di qualche supermercato un improbabile “baccalà della sóra Ginetta”?

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