Siamo arrivati di corsa alla fine dell’anno e, come d’abitudine, indico l’aperitivo dei Senza Famiglia.
Condizione per partecipare: non avere una famiglia propria, dunque relazioni stabili, dunque figli; portare una o due bottiglie senza lesinare sulla spesa, oppure qualcosa da mettere nello stomaco, ché io lavoro fino a tardi.
Sono le 20 e qualcosa, mentre sto finendo di vestirmi arriva Alessandra con un vassoietto colmo di piccoli cosi rosa, sembrano cisti; sono i tradizionali crostini con salmone scozzese, ha detto che si sente molto ispirata dagli anni Ottanta, che quegli anni erano sicuramente più facili di questi, ma va? E mentre apro la prima bottiglia di Franciacorta mi aggiorna su quanto le è accaduto da un anno a questa parte, quanto sia difficile ricevere una carezza affettuosa dall’uomo che frequenta, e che effettivamente gli uomini parlano con più naturalezza delle proprie minzioni che di quello che provano per la donna con cui escono, e non posso proprio darle torto.
Il citofono inizia a suonare, entrano gli altri, portano in dono bocce di Brut di provenienza tricolore, ottimi, fortuna che avevo comprato calici a sufficienza! La casa è piccola, piccolissima, le persone si accampano e l’ascensore trasporta i reietti dal piano terra all’ultimo, dove si apre accogliente e rumorosa la mia mansarda.
Omar ci aggiorna sulle novità in fatto di vizi mentre Chiara cerca di convincermi senza troppo sforzo che dobbiamo A S S O L U T A M E N T E andare a Barcellona, scegliere dal catalogo e tornare in Italia farcite di un bel pupo, il tutto entro i quarant’anni più prossimi che mai.
Karim spiega ad un Marco piuttosto perplesso, che se provasse un’esperienza omosessuale per lui sarebbe impossibile tornare ad amare una donna, e lo dichiara rivendicando la sua confessione musulmana, mentre Francesco ogni tanto sancisce il suo possesso su di me sganciando una cordiale pacca sul sedere al mio passaggio mentre porto altri bicchieri, perché la gente arriva, le voci si mischiano, le bottiglie si accumulano e probabilmente sto guadagnando punti di disapprovazione agli occhi dei vicini che comunque non vedo mai.
Alle quattro di mattina Francesco tenta un timido invito nei confronti degli ultimi rimasti, dice Sara andiamo a dormire che loro vogliono tornare a casa! Ma lo zoccolo duro non molla e a giudicare dal tenore della conversazione che oscilla tra la critica della ragion pratica e le disavventure erotiche raccontate alle spalle di un assente, i miei amici si sono decisi a finire il contenuto della cambusa.
Alle quattro e trenta sono svenuta sul letto; al risveglio ho trovato il resto di quella che è stata una vera gara all’ultimo bicchiere. Questi sono i miei amici, la famiglia che mi sono scelta: tutti sopravvissuti a qualcosa, tutti rivestiti di un’ottima pelle ispessita eppure scintillante, gli amici che amo. E a giudicare dalla totale assenza di postumi, si direbbe che le bottiglie in dono erano state scelte con vera cura. Sì, anche loro mi vogliono bene.
[…] lontani i tempi quando il Natale lo festeggiavo così, senza arte né parte e a rileggermi mi si stringe il cuore, perché allora ero una crisalide e […]
[…] lontani i tempi spensierati quando il Natale lo festeggiavo così, senza arte né parte e a rileggermi mi si stringe il cuore, perché allora ero una crisalide e […]