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Mondiali al via: si attendono gol a grappoli…


La formazione titolare ormai è decisa, il Commissario Tecnico ha diramato la lista ed ecco chi scenderà in campo per l’esordio della diciannovesima edizione della Coppa del Mondo di Calcio:

1) Tra i pali ci sarà Pinotage del Sud Africa, chiamato nel difficile compito di difendere i colori dei padroni di casa
2) Terzino destro Tempranillo (Spagna), difensore roccioso di sicuro affidamento e per ogni stagione
3) Terzino sinistro fluidificante Touriga Nacional (Portogallo), baluardo delle corsie laterali e pronto al contrattacco
4) Libero Shiraz (Australia), una vera roccia ma con possibilità di spingersi in avanti e rilanciare l’azione offensiva
5) Stopper Tannat, classico difesore uruguagio, rude ma di grande longevità
6) Mediano sarà Cabernet Sauvignon, oriundo degli Stati Uniti, pronto a rilanciare l’azione offensiva quando serve
7) Fascia destra assegnata a Sauvignon Blanc (Nuova Zelanda): agile, scattante e difficile da marcare, adatto a saltare l’avversario e creare superiorità numerica
‘8) La corsia di destra di centrocampo toccherà a Riesling (Germania), giocatore dalle geometrie eleganti e di grande resistenza fisica. Lui c’è sempre
9) Il centravanti sarà l’italiano Sangiovese: un ariete in mezzo all’area di rigore, capace di sbaragliare le difese avversarie e di risolvere le partite con una giocata da grande bomber (sempre che non incorra in uno dei suoi usuali casi di doping…)
10) Fantasista sarà Malbec (Argentina), una sorta di funambolo della squadra, il Pibe de Oro della situazione, colui che vale da solo il prezzo del biglietto
11) La coppia d’attacco vedrà, ovviamente, anche Pinot Nero (Francia), un vero fuoriclasse, il cavallo pazzo della squadra, genio e sregolatezza. Inutile inchiodarlo in tattiche e schemi, fa quel che vuole e gioca come  dice lui. Non sarà un mostro di costanza ma quando trova l’annata giusta…
Ecco, questa potrebbe essere un’ipotetica formazione di grandi vitigni che si sfideranno per circa un mese in terra africana, per contendersi il titolo di più amato dai palati fini del mondo del pallone. E certamente anche la panchina sarebbe ben fornita con Carmenere dal Cile, Chardonnay dal Messico, Agiorgitiko dalla Grecia e molti altri pronti a subentrare.


Focus sui padroni di casa
Il Sud Africa è una  terra magica, in cui la cultura del continente nero si fonde con quella dei coloni di origine inglese ed olandese, e dove gli scenari paesaggistici rendono la viticoltura unica e senza possibili imitazioni in altri paesi; proprio gli orange introdussero, ammaliati dal clima, la viticoltura nel 1600, dando vita ad una delle industrie più floride della zona di Cape Town e Costantia. La testimonianza della cultura olandese si tramanda con la lingua locale parlata prevalentemente dai bianchi che è l’Afrikans: un misto fra inglese, olandese con influssi locali.
Chi ha visitato la zona di Stellenbosh non può che essere rimasto colpito dalla sua bellezza paesaggistica, con montagne mozzafiato e tramonti dai colori memorabili: una natura incontaminata e splendida.
Da oggi il Sud Africa sarà per circa un mese il centro del mondo. Inutile negarlo, il Mondiale di Calcio catalizza l’attenzione di persone di diverse culture, religioni, estrazione sociale e appartenza politica; nessun evento ha una risonanza globale come questo. I tifosi e tutti coloro che saranno al seguito delle loro squadre del cuore avranno solo l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda il panorama enologico Sudafricano. Il Paese è il settimo produttore mondiale ed offre una grande varietà di microclimi e stili, con poco da invidiare ai paesi europei.
Personalmente sono rimasto molto colpito da due varietà piuttosto diffuse che sono un pò gli emblemi della viticoltura del Paese: il Pinotage e lo Chenin Blanc. Il primo è a bacca nera, ottenuta da un incrocio fra il Pinot Nero e l’Hermitage (il nome sudafricano del Cinsaut francese); oggi è considerato il vero vitigno “autoctono” del Sud Africa, e si attesta intorno al 5% della superficie vitata totale. Negli anni ’70 era considerato un vino economico e di pronta beva, quindi ha conosciuto un lento declino fino agli anni ’90, quando finalmente i produttori hanno cominciato a valorizzarlo in maniera adeguata, spingendo sul suo grande patrimonio fruttato e la sua piacevolezza di beva. E così, a partire dal 1995, il Pinotage ha occupato sempre più importanti fette di mercato e di consenso, sia in patria che (sopratutto) nel mondo anglosassone; le migliori espressioni si trovano nella zona di Stellenbosch, importante cittadina universitaria (con una bella Facoltà di Enologia) con clima pressochè mediterraneo.
Lo Chenin Blanc, che in Sud Africa è chiamato anche Steen, rappresenta uno dei vitigni bianchi più diffusi e a mio avviso più interessanti; viene utilizzato in molteplici modi, da bianco fermo a sparkling wine, passando per le versioni dolci. Questo grazie alla capacità che l’uva ha di adattarsi a queste latitudini e di dare sempre dei risultati molto buoni. I produttori di nuova generazione hanno capito che lo Chenin è un uva di grande pregio capace di mantenere freschezza, profumi ed acidità anche in climi tendenzialmente caldi come il Sud Africa.
Tornando alla coppa, la mia speranza  è che la sera dell’11 Luglio i vincitori festeggeranno con una buona bottiglia di Sangiovese per gridare ancora una volta “campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo…..” ; vorrà dire che il centravanti della squadra avrà fatto il suo compito fino in fondo e potremmo anche pensare che non c’è solo il cul de sac ma anche il cul de Lipp!
In bocca al lupo…

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