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Tre baci da Don Alfonso


Tarda primavera – inizio estate. Il momento ideale dell'anno per far visita a questo chef junkie, e soprattutto la stagione in cui posso fare ciò che amo di più: assaggiare e sperimentare i nuovi menù.

Si comincia allora, felice che la tappa di giornata mi porti dritta dritta da Don Alfonso 1890, nella tranquilla e serena Sant'Agata sui Due Golfi. Un pellegrinaggio felice, che di solito faccio almeno due volte l'anno.

Ah, ecco lo chef Ernesto Iaccarino. “Come stai? Bene. Che cosa hai fatto in questi mesi? Un po’ questo… un po' quello … E via col valzer dei racconti…”.

Mi metto subito alle sue calcagna in cucina. Ne seguo i gesti e lo accompagno nei movimenti, assaggiando le creazioni che prendono forma usando il suo famoso cucchiaio. Che è sempre lì, al solito posto, nel taschino sinistro della camicia.

D’improvviso ripiombo sulla terra, precipitando dal mondo fatato in cui ero finita. Cavolo, ero venuta per il nuovo menu! Mi siedo al tavolo, il mio tavolo. Quello con vista perfetta sulla cucina, con l’enorme finestra che mi permette di spiare lo staff di Don Alfonso al lavoro. In full HD

Devo dire che mi aspettavo molto, anzi mi aspettavo quasi tutte le cose incredibili che sono puntualmente arrivate. Meno il tenero bacio dello chef, anzi i tre baci. Tre fette di calamari sotto forma di ravioli. Lisci, morbidi, come sussurri. Tutto quello che un bacio dovrebbe essere.

Tre tasche piene e gustose dell'inebriante freschezza del mare. Carnosi, saporiti. Tutto quello che un bacio dovrebbe essere.

Tre piccoli sacchetti profumati puntellati di curry, pieni di ricordi di viaggi lontani. Aromatici, intensi. Tutto quello che un bacio dovrebbe essere…

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